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venerdì 28 febbraio 2025

Ercolano, scoperto un cervello vetrificato dalla nube ardente


Ercolano, scoperto un cervello vetrificato dalla nube ardente

Il Parco Archeologico di Ercolano ha restituito una nuova scoperta: il materiale cerebrale vetrificato di una vittima dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Il cranio di un giovane adulto, ritrovato nel Collegium Augustalium, ha rivelato una trasformazione eccezionale, mai osservata prima su resti umani.In natura, il vetro si forma solo in condizioni particolari, con un raffreddamento rapidissimo che impedisce la cristallizzazione. È ancora più raro che ciò avvenga con materiale organico, ricco di acqua. Eppure, grazie a un team di ricerca italo-tedesco, guidato dal vulcanologo Guido Giordano dell’Università Roma Tre, è stato possibile ricostruire l’eccezionale processo che ha portato alla conservazione del cervello in forma vetrificata.

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neuroni in un cervello vetrificatoSecondo gli scienziati, la vetrificazione è avvenuta quando la vittima è stata investita da una nube di cenere caldissima, con temperature superiori ai 510°C. «L’impatto termico fu terribile e mortale», spiega Giordano, ma durò abbastanza poco da permettere la conservazione del cervello. Il successivo raffreddamento fulmineo ha innescato la trasformazione in vetro. Il vetro che si e formato come risultato di questo processo ha permesso una preservazione integrale del materiale cerebrale e delle sue microstrutture.Le cause della vetrificazione Il team di ricerca, composto da esperti di diverse istituzioni italiane e tedesche tra cui Alessandra Pensa (Roma Tre e Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Italia), Alessandro 

Vona (Roma Tre, Italia), Danilo Di Genova (CNR-ISSMC Istituto di Scienza, Tecnologia e Sostenibilita per lo sviluppo dei Materiali Ceramici, Italia), Raschid Al-Mukadam (Technische Universitat Clausthal, Germania), Claudia Romano (Roma Tre, Italia), Joachim Deubener (Technische Universitat Clausthal, Germania), Alessandro Frontoni (Roma Tre, Italia), Pier Paolo Petrone (Universita di Napoli Federico II, Italia), ha ricostruito lo scenario che ha reso possibile la straordinaria vetrificazione del materiale cerebrale.

Gli studiosi hanno escluso che il processo sia avvenuto a causa dei flussi piroclastici che hanno sepolto la città, poiché le loro temperature (non oltre i 465°C) e il lento raffreddamento avrebbero distrutto completamente il tessuto organico. Secondo il vulcanologo Guido........

Giordano, infatti, la vittima fu colpita da una nube di cenere ardente con temperature superiori ai 510°C. Questo flusso iniziale, seppur breve, fu letale e lasciò sulla città solo pochi centimetri di cenere finissima. La nube si dissipò rapidamente, permettendo un raffreddamento improvviso che portò alla vetrificazione del cervello. Solo più tardi, nella notte, Ercolano venne definitivamente sepolta dai depositi vulcanici.Un pezzo unico nella storia

Danilo Di Genova ha evidenziato il ruolo cruciale delle analisi sperimentali nella ricostruzione della storia termica del materiale. Il team di ricerca ha sottoposto i frammenti cerebrali a cicli controllati di riscaldamento e raffreddamento, replicando le condizioni in cui si è verificata la vetrificazione. Questo è stato possibile grazie alla collaborazione tra CNR-ISSMC, il Dipartimento di Scienze di Roma Tre e la Technische Universität Clausthal.

Pier Paolo Petrone sottolinea l’eccezionalità della scoperta: il materiale cerebrale e spinale vetrificato rinvenuto a Ercolano è l’unico esempio conosciuto al mondo di cervello umano vetrificato. Le particolari condizioni dell’eruzione, insieme alla protezione offerta dalle ossa craniche e vertebrali, hanno permesso la sopravvivenza del tessuto organico fino alla sua trasformazione in vetro. Petrone ha sottolineato che «Non è mai stato trovato nulla di simile tra le vittime dell’eruzione del Vesuvio». Link

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