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venerdì 22 agosto 2025

Il motore nascosto nell’«Occhio di Sauron» dello spazio

 Il motore nascosto nell’«Occhio di Sauron» dello spazio

Nel cuore di una galassia distante miliardi di anni luce, gli astronomi hanno svelato i segreti di PKS 1424+240, un blazar che per anni ha sfidato le teorie astrofisiche. Questo buco nero supermassiccio emette neutrini ad alta energia e raggi gamma, ma il suo getto radio sembrava muoversi sorprendentemente lento, in apparente contraddizione con l’enorme potenza liberata. Ora, grazie a quindici anni di osservazioni con il Very Long Baseline Array, il mistero ha trovato una spiegazione.Le immagini ricostruite mostrano una struttura magnetica senza precedenti, descritta dagli scienziati come simile all’Occhio di Sauron della saga tolkieniana: un campo toroidale quasi perfetto che avvolge il getto puntato direttamente verso la Terra. "È stata 

(Funzionamento occhio di Sauron (fonte: Earthsky)) un’immagine spettacolare, mai vista prima", racconta Yuri Kovalev dell’Istituto Max Planck per la Radioastronomia. La geometria frontale del fenomeno amplifica le emissioni di oltre 30 volte a causa degli effetti relativistici, ma allo stesso tempo fa apparire il getto insolitamente lento, creando una vera illusione ottica cosmica. Grazie a questo allineamento, gli scienziati hanno potuto osservare direttamente la regione più interna del getto. I segnali radio polarizzati rivelano una struttura magnetica elicoidale o toroidale, considerata il motore dell’accelerazione delle particelle a energie estreme.

Neutrini cosmici e acceleratori galatticiLa scoperta illumina anche l’origine dei neutrini ad alta energia, uno dei grandi enigmi dell’astrofisica. PKS 1424+240, già identificato dall’osservatorio IceCube come potente sorgente di neutrini, conferma che i nuclei galattici attivi non accelerano solo elettroni, ma anche protoni. La struttura ad anello del campo magnetico funziona come una “molla cosmica”, fornendo l’energia necessaria a spiegare sia i neutrini che la radiazione gamma di altissima energia.

Il risultato segna una pietra miliare per il programma MOJAVE, che utilizza la tecnica interferometrica VLBI collegando radiotelescopi in tutto il mondo per creare un telescopio virtuale grande quanto la Terra. Questa precisione ha permesso di catturare dettagli invisibili fino a oggi. Come sottolinea Anton Zensus, direttore del Max Planck e cofondatore di MOJAVE, "collegare direttamente i getti dei buchi neri ai neutrini cosmici un tempo sembrava fantascienza, ora è realtà". Una conferma che l’astronomia multi-messaggero sta aprendo finestre senza precedenti sull’universo più estremo. Link

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