“In coma ho visto il Paradiso. Ve lo racconto”. Intervista esclusiva a Eben Alexander
Eben
Alexander è un neurochirugo americano. Famoso e rispettato in tutto il
mondo. Uno studioso, che crede più alla scienza che alle impressioni. Il
fatto è che una meningite fulminante lo stava uccidendo. Dopo sette
giorni di coma, con il cervello completamente “spento”, si è
improvvisamente risvegliato. E ha cominciato a raccontare il Paradiso,
che dice di aver visto. Fino all’incontro con Dio. Una storia che ha
scosso la comunità scientifica. Ora, Eben Alexander ce la racconta nei
dettagli, nell’intervista esclusiva pubblicata da Oggi in edicola.
CERTO DI NON POTER ESSERE SMENTITO
– Non è la voce di un invasato né di un fervente predicatore. Ha il
tono calmo e rassicurante di chi è certo di non poter essere smentito.
Anche se quello che racconta è incredibile. Al telefono dalla Virginia,
negli Usa, il neurochirurgo Eben Alexander parla del suo viaggio in
paradiso e del suo incontro con Dio. Evoca nuvole colorate, farfalle,
vallate verdeggianti, melodie celesti. E li intreccia con la meccanica
quantistica e la scienza che studia il cervello.
L’INCREDIBILE ESPERIENZA
– Alexander ha insegnato alla Medical School di Harvard, è un
neurochirurgo molto rispettato. Ma nel 2008 la sua vita è cambiata. Ha
rischiato di non farcela per una meningite fulminante e durante sette
giorni di coma è convinto di aver avuto un’esperienza di pre-morte. La
sua storia è finita in copertina sul magazine Newsweek e nel suo libro, Proof of heaven (Prova del paradiso), di prossima uscita in Italia.
Professore, ha davvero visto Dio?
«Certo.
E molto altro. Sono stato in Paradiso. E non posso averlo né sognato né
immaginato perché la mia corteccia cerebrale era completamente fuori
uso a causa della meningite da e-coli, una forma rarissima»....
Ci descrive l’aldilà?
«Non
avevo nessuna memoria della mia vita terrestre, ero senza peso, non
conoscevo il concetto di essere umano. Ero fatto solo di sensi. E per me
quel viaggio è durato per sempre. È cominciato sottoterra, in un
ambiente buio e fangoso. Poi una melodia celestiale mi ha chiamato in
alto e mi sono trovato in una splendida vallata, con migliaia di
farfalle, fiori e nuvole colorate. Sopra le nubi c’erano creature
meravigliose che ho chiamato angeli perché non saprei come descriverle
altrimenti. I colori erano brillanti e cangianti. Intorno a me c’era una
forza potentissima, era amore puro e incondizionato. Era Dio. Mi sono
accorto che stavo viaggiando sull’ala di una farfalla con una donna
bellissima accanto a me. Quell’essere celestiale senza parlare mi
ripeteva questa frase: “Sei amato e adorato e lo sarai per sempre, non
c’è nulla di cui aver paura, non puoi fare nulla di sbagliato. Ti
mostreremo molte cose qui ma alla fine tornerai indietro”».
Quella donna aveva il volto di qualcuno che lei conosce?
«Quando
l’ho incontrata non lo sapevo, ma era mia sorella. Sono stato adottato e
ho ritrovato i miei veri genitori soltanto qualche anno dopo essere
uscito dal coma. Mi hanno mandato la foto di mia sorella morta nel 1998 e
mi è venuto un colpo. Era proprio lei. La fanciulla del mio viaggio.
Quando ho chiesto alla mia mamma biologica di descrivere sua figlia mi
ha detto: “Era come un angelo sulla terra”».
Lei è uno scienziato e prima era uno scettico. Si aspetta davvero che la gente le creda?
«Solo
gli ignoranti possono non credermi. Ormai ci sono talmente tante prove,
racconti, testimonianze. Quello che ho visto è reale. Non è stato
partorito dal mio cervello che era come morto. È successo al di fuori di
me, in un’altra dimensione».
Come concilia le certezze del neurochirurgo con la fede e il paradiso?
«La
mia esperienza ha dimostrato inequivocabilmente che la coscienza è
indipendente da corpo e cervello ed è il potere più importante
dell’universo. La scienza non è ancora stata in grado di comprenderla,
nonostante i tentativi della meccanica quantistica. Io dico che la
scienza dovrebbe abbracciare il potere della spiritualità. Non vedo
frattura tra scienza e religione».
Però la vedono i suoi colleghi. Molti l’hanno invitata a rinsavire.
«Pubblicamente.
Ma tantissimi colleghi che ho interpellato sia per la mia guarigione
dalla meningite, che è davvero miracolosa, sia per scrivere il mio libro
e dare una spiegazione scientifica al mio viaggio, mi hanno detto che
una spiegazione razionale non esiste».
Altri
hanno scritto che il suo racconto assomiglia un po’ troppo a un viaggio
sotto gli effetti della droga e contiene tutti i cliché del paradiso.
«Non
vede? Tutti i racconti di pre-morte sono praticamente uguali. Vuol dire
che sono reali! Un’infermiera che lavorava nei campi di sterminio della
Seconda guerra mondiale ha raccontato che in tanti lettini del lager i
prigionieri avevano intagliato delle farfalle. Questo perché sono comuni
nelle esperienze di viaggi nell’aldilà. Compaiono anche nel Libro dei
Morti degli antichi egizi. Non sono ricordi, sono reali. E tutti possono
vedere Dio».
Intende da svegli?
«Proprio
così. Attraverso tecniche come il potenziamento acustico e la
sincronizzazione atmosferica. Quando viaggiavo nel Paradiso mi sono
accorto che a trasportarmi verso l’alto dal fango era la melodia. Se la
seguivo mi elevavo. Attraverso la meditazione sto cercando di ritrovare
quella melodia e quindi anche Dio. Possono provarci tutti. Non ci sono
ancora riuscito ma, ne sono convinto, è solo questione di tempo».
Deborah Ameri a link
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