“C’è un legame fra astronomia e biologia in quanto gli elementi chimici alla base della vita hanno origine da reazioni nel mezzo interstellare”, spiega Matteucci. Sono stati elaborati così modelli che individuano le zone in cui è maggiore la possibilità che si formino sistemi planetari.La vita resta improbabile invece nelle vicinanze di killer cosmici come le supernove, le stelle che chiudono il loro ciclo con una grandissima esplosione che libera “enormi quantità di radiazioni nocive” e che sono più frequenti al centro della galassia, dove si trova anche il buco nero Sagittarius A*. Meglio starne lontani, meglio al centro che in periferia, dove nella Via Lattea ci sono pochi pianeti...
Gli altri pianeti, “diversi dalla Terra” Si stanno già puntando singoli pianeti esterni al Sistema Solare. “Il loro numero cresce di giorno in giorno e l’aspetto più interessante è che molti non hanno un equivalente nel nostro Sistema Solare”, spiega Giovanna Tinetti dell’University College London.
I pianeti più comuni nella Via Lattea hanno dimensioni intermedie fra la Terra e Nettuno: non sappiamo che cosa siano, potrebbero avere caratteristiche diverse sia dalla Terra sia da Nettuno. In generale gli esopianeti hanno una grande diversità, mentre ci saremmo aspettati sistemi planetari simili al nostro. Questo ci fa domandare perché il Sistema Solare sia fatto così. Al momento la Terra è l’unico pianeta noto a ospitare la vita, ma è un pregiudizio pensare che sia l’unica a farlo. Non sappiamo quanti e quali pianeti possano ospitare vita”.
Più che scoprire altri pianeti extrasolari, la sfida ora è “capire meglio questi mondi, studiandone caratteristiche come quelle legate all’atmosfera e alla temperatura, capire meglio la loro varietà e l’origine della loro diversità, forse legata al processo di formazione”.Molte speranze si affidano allora ai telescopi, sia a Terra come Elt sia nello spazio come Plato (il suo lancio è previsto nel 2027). C’è anche la missione europea Ariel del 2029. Sempre con "l’obiettivo non di scoprire nuovi pianeti, ma raccogliere dati sull’atmosfera di circa un migliaio di esopianeti”.Link
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