Teoria dell'evoluzione di Darwin vale anche per gli alieni.Le forme di vita aliena si sviluppano in base alla regola della selezione naturale. Come qualsiasi organismo sviluppatosi sulla Terra è composto da cellule, spiegano gli scienziati, anche le forme di vita aliena sono caratterizzate da una gerarchia di entità individuali che collaborano tra loro. “Fare previsioni sugli alieni è difficile - sostiene il professor Sam Levin, responsabile dello studio - perché abbiamo solo un esempio di vita, quella terrestre. Approcci passati nel campo dell’astrobiologia si sono basati in gran parte su osservazioni empiriche e prendendo ciò che vediamo sulla Terra, e ciò che sappiamo in chimica, in biologia e in la geologia e la fisica per fare previsioni sugli alieni. Il vantaggio di questo nuovo approccio, è che le previsioni possono essere
applicate a forme di vita molto diverse dalle nostre, per esempio che non abbiano il Dna, che siano basate sul silicio invece che sul carbonio, o che respirino azoto”. La domanda fondamentale che si pongono gli autori è su come la complessità biologica possa svilupparsi nello spazio, posto che sulla Terra la complessità delle specie è aumentata in seguito a un numero limitato di eventi, noti come transizioni...
principali. Queste transizioni si verificano quando un gruppo di organismi separati si evolve in un organismo di livello superiore. Se si considera un organismo alieno composto da una gerarchia di entità, allora devono esser stati messi in atto dei meccanismi capaci di eliminare il conflitto e incentivare la cooperazione tra le varie entitià…Ma come sono fatti: camminano su due gambe o hanno grandi occhi verdi.Certo al momento attuale non è possibile ipotizzare se “gli alieni camminano su due gambe o hanno grandi occhi verdi - commenta Levin -. Tuttavia, presupponendo che forme di vita aliena abbiano subito transizioni principali ci porta ad affermare che esiste un livello di prevedibilità nell’evoluzione che potrebbe portarli ad avere un aspetto simile al nostro”. A disegnare un potenziale ritratto degli extraterrestri ci hanno provato anche gli studenti coinvolti dal laboratorio “Identikit dell’Alieno” proposto dall’Inaf di Bologna. “Sappiamo che l’aspetto fisico di eventuali esseri che abitano altri pianeti è plasmato tramite
adattamento alle caratteristiche del pianeta stesso - spiega Sandro Bardelli, dell’Osservatorio astronomico Inaf di Bologna, ideatore del laboratorio -. Può essere molto diverso esteticamente, ma ci sono degli aspetti che pensiamo debbano essere comuni. Per esempio, se la gravità del pianeta è alta mi aspetto alieni bassi, tozzi e con ossa corte e robuste. Inoltre un essere con un’intelligenza simile a quella umana avrà bisogno di mani per modificare l’ambiente: nel laboratorio ci chiediamo se è più conveniente avere delle mani a forma di chele (adatte per afferrare e tagliare), mani come le nostre (con pollice opponibile e ossa dentro le dita) o a forma di tentacoli (senza falangi)”.Link
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