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mercoledì 1 novembre 2023

Arca di Noè, gli archeologi confermano: «L'impronta della barca trovata in Turchia ha la stessa età»



L’Arca di Noè è davvero esistita? Le indagini non si sono mai fermate, ma oggi, gli archeologi “predatori” dell’arca perduta, ritengono di essere a un passo dalla conferma: i reperti portati alla luce da un tumulo a forma di barca nel distretto di Doğubayazıt di Ağrı, in Turchia, sembrano davvero quelli dell’imbarcazione costruita per sfuggire al diluvio universale.

MONTE ARARAT 

Il team che sta scavando intorno alla formazione geologica, a pochi chilometri dal Monte Ararat, una delle più strane formazioni rocciose dell’area (ricorda l’impronta lasciata da un’enorme imbarcazione), è riuscito a datare campioni di roccia e di terreno che, secondo gli accertamenti, conterrebbero rovine dell’imbarcazione: i frammenti del sito sotto esame risalirebbero a 5.000 anni fa, nello stesso periodo in cui la Bibbia colloca il Grande Diluvio.

MATERIALI ARGILLOSI E FRUTTI DI MARE

Il progetto è iniziato nel 2021 ed è ancora in corso, ma le analisi evidenziano che i campioni prelevati contengono materiali argillosi e marini e frutti di mare. Risultati che indicano inequivocabilmente un’attività umana, sul tumulo a forma di nave dalle dimensioni colossali, tra il 5500 e il 3000 a.C. La Bibbia sostiene che l’arca si sia posata sui “monti di Ararat”, in Turchia, in seguito a un diluvio di 150 giorni che ha annegato la Terra e tutti gli esseri viventi che non si trovavano all’interno della nave di legno. E la formazione geologica situata nel distretto di Doğubayazıt di Ağrı è stata subito considerata di grande interesse sin dalla sua scoperta nel 1956...... Continua

LA SQUADRA DELL'ARCA

All’inizio venne bollata come “curiosità”, fino a quando, nel 2003, la Squadra dell’Arca, archeologi, storici e geologi, decide di partire in missione fra le montagne turche. E, considerata la posizione anomala di questa impronta, il pensiero degli archeologi va subito all’unica nave che potesse trovarsi fra i monti: l’Arca di Noè, appunto. Per altro, l’ubicazione corrisponderebbe: volendo seguire la storia biblica, il viaggio di Noè potrebbe perfettamente essersi fermato in Turchia.

515 PIEDI DI LUNGHEZZA

Si dice che l’imbarcazione misurasse “300 cubiti, 50 cubiti, per 30 cubiti”, il che si traduce in 515 piedi di lunghezza, 86 piedi di larghezza e 52 piedi di altezza. Dimensioni che corrisponderebbero all’impronta. Il team porta avanti gli studi e nel 2022 viene pubblicata una nuova ricerca che illustra l’iter scientifico: è stato prelevato un gran numero di campioni di frammenti di suolo e roccia che sono stati fatti analizzare a esperti di geofisica, chimica e geoarcheologi provenienti da tutto il mondo. In base ai campioni prelevati, gli scienziati dell’Arca avrebbero la certezza di essere arrivati al nocciolo della questione.

 L'UNIVERSITA' DI ISTANBUL

Il team di esperti guidato dall’Università Tecnica di Istanbul (İTÜ), dall’Università di Andrew e dall’Università Ağrı İbrahim Çeçen (AİÇÜ) dopo aver lavorato nel sito per quasi un anno, ritiene oggi che nei campioni raccolti c’è la chiave per confermare la storia biblica. Spiega il vice rettore, professor Faruk Kaya: «Secondo le prime scoperte ottenute dagli studi, le attività umane nella regione risalgono al periodo Calcolitico, tra il 5500 e il 3000 a.C.». Ed è noto che il diluvio del profeta Noè risalga a 5.000 anni fa. In termini di datazione, si afferma che c’era vita anche in questa regione. Questo è emerso dai risultati di laboratorio.

IL CREAZIONISTA SNELLING

Ci vogliono tempo e cautela prima di arrivare a un risultato definitivo. Il dottor Andrew Snelling, un creazionista della Terra giovane con un dottorato di ricerca presso l’Università di Sydney, aveva precedentemente affermato che il Monte Ararat non poteva essere il luogo in cui si trovava l’arca perché la montagna si formò solo dopo il ritiro delle acque del diluvio. Sono molti gli studiosi e gli archeologi che non credono nell’interpretazione letterale della storia dell’Arca. Ma, nonostante dubbi e incertezze, le ultime scoperte hanno aggiunto un nuovo capitolo all’affascinante ricerca.


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