Negli stessi giorni, le autorità della Groenlandia ebbero notizia di un imponente tsunami all'interno di un fiordo in una regione remota della costa nordorientale dell'isola. Un team internazionale e multidisciplinare di 68 scienziati ha da allora ricollegato i due eventi, impiegando sismogrammi, analisi degli infrasuoni, immagini satellitari e spedizioni sul campo, alle quali ha partecipato anche l'esercito danese.Ecco le dinamiche della vicenda, pazientemente ricostruita come in un puzzle. A franare fu una parte di una
montagna alta 1.200 metri antistante il fiordo Dickson: 25 milioni di metri cubi di roccia e ghiaccio - sufficienti a riempire 10.000 piscine olimpioniche - si riversarono in acqua, sollevando uno schizzo di 200 metri nell'aria e provocando in seguito uno tsunami alto 110 metri. La frana sarebbe stata innescata dall'assottigliamento di un ghiacciaio ai piedi della montagna, divenuto troppo fragile per sostenere la roccia poggiata su di esso. Un effetto, si pensa, delle alte temperature e dei cambiamenti nelle precipitazioni dovuti alla crisi climatica.
L'onda sarebbe poi avanzata lungo i 10 km di fiordo, perdendo progressivamente energia. Entro pochi minuti si sarebbe ridotta a 7 metri di altezza, divenuti pochi centimetri nei giorni successivi. Gli scienziati hanno usato modelli matematici per ricreare il movimento dell'acqua nello spazio angusto del fiordo: sono così riusciti a dimostrare che dallo tsunami avrebbero avuto origine onde di sessa, oscillazioni periodiche dell'acqua tipiche dei bacini chiusi (sono note per esempio quelle dei laghi alpini). La massa d'acqua avrebbe continuato a muoversi avanti e indietro ogni 90 secondi, generando le stesse identiche vibrazioni ritmiche della crosta terrestre registrate dai sismometri.Link
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