Ashwin Vasavada, scienziato del progetto, si interroga sul perché questi reticoli si siano solidificati in modo così particolare e soprattutto, perché solo qui. Il contesto geologico aggiunge ulteriore mistero. Curiosity si trova attualmente in uno strato ricco di solfati di magnesio, minerali salini che tipicamente si formano quando l'acqua evapora, suggerendo che quest'area si sia formata durante una fase di inaridimento del clima marziano. La presenza delle "scatole" dimostra, in modo spettacolare, che anche mentre il pianeta diventava più......
secco, il suo sottosuolo era ancora vivo e percorso dall'acqua.Come se non bastasse, l'ambiente ha riservato un piccolo colpo di scena. Tra le creste, il rover ha individuato numerose venature bianche di solfato di calcio, un altro minerale lasciato dall'acqua. Queste vene erano comuni negli strati più antichi e bassi della montagna, ma erano quasi del tutto scomparse man mano che il rover saliva verso strati più recenti e aridi. La loro ricomparsa proprio ora ha sorpreso il team scientifico, che è ansioso di capirne il motivo
Per svelare questi enigmi, lo scorso 8 giugno Curiosity ha utilizzato il trapano posto sul suo braccio robotico per prelevare un campione da una roccia soprannominata "Altadena". La polvere di roccia è stata depositata all'interno degli strumenti di bordo per un'analisi dettagliata della sua composizione. L'obiettivo è comprendere la storia di queste rocce e cercare eventuali molecole organiche o altre prove che un ambiente abitabile possa essere stato preservato nei minerali cementati. Intanto, il viaggio continua, e con esso anche il "battesimo" dei luoghi esplorati: il team ha iniziato a usare nomi provenienti dal Salar de Uyuni in Bolivia, la più grande distesa salata della Terra, un luogo così estremo e arido da essere studiato dagli astrobiologi per le sue somiglianze con Marte. Link
Nessun commento:
Posta un commento